C’è qualcosa di magico nella luce di una candela. È calda, ipnotica, capace di trasformare anche i gesti più semplici in piccoli racconti di luce e ombra.

Li ho osservati mentre giocavano attorno alla fiamma, immersi in un’atmosfera quasi sospesa. La luce fioca disegna i loro volti, ne scolpisce gli sguardi, fa brillare la curiosità di uno e la pazienza dell’altro.

Davide avvicina le mani, affascinato dal bagliore, come per sentire il calore. Si ferma un istante, indeciso tra il desiderio di toccare e il rispetto per quel piccolo fuoco vivo. Gabriele lo osserva, con quel misto di protezione e complicità che rende il momento ancora più intenso. Senza parole, gli mostra la luce, quasi fosse un segreto da condividere.

Il mood è intimo, raccolto. Il nero avvolge la scena, lasciando spazio solo alla luce e ai loro volti. Il rosso dei vestiti emerge nel buio, unico colore acceso, quasi a sottolineare il calore di quel momento.

Mi piace pensare che questo racconto fotografico sia una piccola metafora: la scoperta, il legame, il mistero della luce. In fondo, fotografare non è altro che questo: fermare il tempo su quei piccoli istanti che raccontano più di mille parole.